Il 27 marzo 1992 l’Italia diventava il primo Paese in Europa a mettere al bando l’amianto. Una decisione storica, che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una progressiva bonifica del territorio e della messa in sicurezza della popolazione. Eppure, a 33 anni di distanza, questa sostanza killer continua a mietere vittime e a rappresentare un’emergenza sanitaria e ambientale.
Secondo i dati del registro nazionale mesoteliomi, riportati dalla Camera, ogni anno in Italia muoiono oltre 6.000 persone a causa di malattie asbesto-correlate come il mesotelioma pleurico, il carcinoma polmonare e l’asbestosi. In Europa il numero delle vittime sale a 15.000. L’amianto, responsabile di patologie letali con una lunga latenza, è ancora oggi presente in quantità allarmanti nel nostro Paese: si stima che siano in circolazione tra i 32 e i 40 milioni di tonnellate di questo materiale altamente nocivo.
Il peso della giustizia: Eternit e Fibronit, processi ancora aperti
L’eredità dell’amianto non è solo sanitaria e ambientale, ma anche giudiziaria. A Casale Monferrato, la scorsa settimana, la pubblica accusa ha rinnovato in appello la richiesta di ergastolo per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario per le morti legate all’esposizione all’amianto prodotto dalla Eternit. Un caso simbolo di questa battaglia che si trascina da anni e che rappresenta un faro per tutte le vittime.
Anche a Bari, la Fibronit, altro stabilimento tristemente noto per la produzione di cemento-amianto, è al centro di un lungo iter di bonifica. L’area è stata dichiarata “sito di interesse nazionale” (SIN), ma la messa in sicurezza non è ancora completata. Sono migliaia le persone esposte all’amianto in passato, molte delle quali hanno sviluppato patologie gravi.
L’emergenza discariche: l’Italia senza un piano di smaltimento efficace
Uno degli aspetti più critici della gestione dell’amianto è rappresentato dalle discariche, ormai sature e insufficienti a contenere le enormi quantità di materiale da smaltire. Oggi, gli impianti autorizzati in Italia sono pochi e concentrati al Nord, mentre al Centro e al Sud l’assenza di siti adeguati costringe le regioni a esportare l’amianto all’estero, con costi enormi per la collettività.
Il problema della gestione dei rifiuti contenenti amianto è aggravato dalla difficoltà di individuare nuovi siti di smaltimento, ostacolati da lungaggini burocratiche e dall’opposizione delle comunità locali. Nel frattempo, il rischio di dispersione nell’ambiente cresce: il deterioramento delle strutture contenenti amianto può rilasciare fibre pericolose, mettendo in pericolo la salute pubblica.
Bonifiche lente e costose: servono fondi e strategie mirate
A fronte di questa emergenza, le bonifiche procedono con estrema lentezza. Le operazioni di rimozione dell’amianto sono costose e complesse: servono fondi adeguati, strategie mirate e una maggiore sinergia tra istituzioni e imprese per accelerare la messa in sicurezza delle aree contaminate.
Nonostante alcuni passi avanti, il divario tra le necessità del territorio e le risorse disponibili resta evidente. Molti edifici pubblici e privati, scuole, ospedali e fabbriche dismesse sono ancora contaminati, con gravi rischi per i cittadini e i lavoratori.
Conclusione: una battaglia che non può più aspettare

Il ruolo di Gestione Crediti Pubblici nella tutela dei diritti
GCP offre assistenza legale gratuita a tutte le persone esposte all’amianto, garantendo la tutela dei loro diritti senza richiedere alcun anticipo sulle spese legali. Questo approccio consente alle vittime e ai loro familiari di intraprendere azioni legali per ottenere il giusto risarcimento, senza ulteriori oneri finanziari.
L’amianto continua a rappresentare una minaccia silenziosa ma concreta. A 33 anni dal suo bando, l’Italia non può più permettersi di rimandare interventi decisivi per proteggere la salute pubblica e l’ambiente. In questo scenario, Gestione Crediti Pubblici vuole essere una parentesi di speranza e supporto per le vittime dell’amianto e le loro famiglie, offrendo assistenza legale specializzata e contribuendo attivamente alla lotta contro questo nemico invisibile. GCP offre assistenza legale gratuita a tutte le persone esposte all’amianto, garantendo la tutela dei loro diritti senza richiedere alcun anticipo sulle spese legali. Questo approccio consente alle vittime e ai loro familiari di intraprendere azioni legali per ottenere il giusto risarcimento, senza ulteriori oneri finanziari.
Un esempio significativo dell’efficacia di GCP è rappresentato da una recente sentenza del Tribunale di Genova, che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 670.000 euro la famiglia di un lavoratore deceduto per mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto. Questo successo sottolinea l’importanza di affidarsi a professionisti competenti nella difesa dei diritti delle vittime.