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Sei in pensione da poco o ci stai per andare e devi ancora ricevere il TFS? Segui questa azione e scopri cosa puoi fare.
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La Corte Costituzionale con la precedente decisione n. 159/2019 (leggi la pronuncia), aveva già segnalato al Parlamento l’urgente necessità di ridefinire una disciplina che aveva nel tempo dilatato in maniera eccessiva il pagamento del TFS.
Il legislatore ha ignorato il monito della Corte tanto che nel giugno 2023 con la sentenza n. 130/2023 del 19/06/2023 (leggi la sentenza), la stessa Corte ha confermato che il trattamento di fine servizio (TFS) è retribuzione differita e la rateizzazione del pagamento prevista dalla norma nel limitare la garanzia della giusta retribuzione lede la tutela della dignità umana e quindi l’ordine costituzionale e deve essere assolutamente eliminata, specificando che “la discrezionalità di cui gode il legislatore nel determinare i mezzi e le modalità di attuazione di una riforma siffatta, deve tuttavia, ritenersi temporalmente limitata”.
In buona sostanza ha confermato che la rateizzazione del TFS è contraria ai principi costituzionali ed ha dato l’ultima possibilità al Parlamento di modificare la legge poiché “non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa in ordine ai gravi problemi individuati dalla presente pronuncia”.
A seguito della sentenza n. 130/2023 lo Stato è obbligato a introdurre una nuova e migliorativa modalità di pagamento del TFS, e deve farlo in tempi brevi. La timida iniziativa legislativa (C 1254 e C 1264) che prevedeva il pagamento del TFS in tre mesi è stata nel marzo 2024 sonoramente bocciata dalla Ragioneria Generale dello Stato (leggi il parere) e quindi la proposta si è arenata.
A distanza di oltre un anno dalla pubblicazione della sentenza n. 130/2023 e di oltre 5 anni dalla sentenza n. 159/2019 lo Stato non ha dato seguito al più che categorico invito ad una totale revisione del meccanismo di dilazione del pagamento del TFS.
Occorre dare l‘ultima spallata a questa norma iniqua e beffarda chiamando la Corte Costituzionale a pronunciarsi per l’ultima volta su questa norma.
Agire! Non ci sarà altro modo per far valere i propri diritti e cercare di ottenere il proprio TFS in tempi ragionevoli se non percorrere la via giudiziale.
Ti ricordiamo che la Corte Costituzionale ha già intimato al legislatore di essere ragionevole nelle tempistiche di pagamento del TFS perché questo è retribuzione differita!
Insomma: sono somme dovute e su cui è legittimo fare affidamento al momento del pensionamento! Hai lavorato una vita per avere una pensione di un certo importo e un “tesoretto” (di soldi tuoi…non regalati dallo Stato!) da poter utilizzare per la nuova fase della tua vita, e dovresti aspettare altri 3 anni?
- Tutti i dipendenti pubblici già in pensione che devono ancora percepire ratei di TFS
- Tutti i dipendenti pubblici che saranno collocati in pensione, con qualsiasi forma, entro il 31.12.2026
- Sino a 50.000,00 € 1 anno e tre mesi
- Sino a 100.000,00 € 2 anni e tre mesi
- Oltre 100.000,00 € 3 anni e tre mesi
- Se sei ancora iscritto alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (fondo credito)
- Decorsi almeno sei mesi dalla pensione
- Interesse dell’1% annuo + 0,50 di spese
- L’anticipazione è richiedibile fino al 100% dell’importo del TFS, ma nei limiti del budget che l’Istituto si assegna annualmente (circ. Inps n. 79 del 7/09/2023)
MA.....
L’Inps con la deliberazione n. 2 del 23 gennaio 2024 ha sostanzialmente alzato bandiera bianca dichiarando di non essere in grado di far fronte a tutte le richieste di anticipazione dei TFS!
- Ai Patti della convenzione ABI, per un importo massimo di € 45.000,00
- Interesse 0,45% di spread più il c.d. “rendistato”, ad oggi quindi in totale circa il 4% annuo, ma si è arrivati anche al 5%.
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MA.....
L’Inps con la deliberazione n. 2 del 23 gennaio 2024 ha sostanzialmente alzato bandiera bianca dichiarando di non essere in grado di far fronte a tutte le richieste di anticipazione dei TFS!
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- In un'unica soluzione (€ 470,00) con bonifico bancario o carta di credito.
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Per capire in quale scaglione ci si trova bisogna prendere come riferimento l’importo lordo percepito a dicembre 2023 ed il minimo INPS definitivo del 2023, ovvero € 567,94.
Lo scaglione fino a 4 volte il minimo (e che otterrà il 100% della rivalutazione del 2024) sarà pari dunque ad un massimo di € 2.271,76.
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